I Marchi Kalorino e Kalorina di Tatano, azienda di Cammarata, avranno la registrazione comunitaria.
L’ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (UAMI) con sede in Alicante (Spagna) ha accolto il ricorso della società Tatano difesa dall’ Avv. Adriano Barba del foro di Agrigento per la registrazione dei marchi Kalorino e Kalorina a livello comunitario avverso la Calor Gas con sede in Londra, leader quest’ultima del mercato inglese per la fornitura di gas GPL.
L’azienda anglosassone aveva proposto opposizione rispetto alla registrazione dei marchi siciliani per la produzione di caldaie a biomassa e termocamini sostenendo che vi fosse concreto rischio che la relativa registrazione potesse generare confusione tra i due marchi.
La decisione del UAMI, tuttavia, rafforza una giurisprudenza emergente sull’interpretazione restrittiva delle norme comunitarie in materia di confusione tra marchi. Tale orientamento valorizza le aziende più giovani garantendo a quest’ultime una migliore diffusione tra gli stati membri dell’Unione Europea.
Il UAMI, nella sua risoluzione, ha accolto tutti i motivi a supporto della tesi difensiva dell’Avv. Adriano Barba confermando come non vi sia alcun rischio di confusione tra i due marchi sotto alcun profilo ai sensi della normativa comunitaria in materia ed in particolare dell’articolo 8 del regolamento (CE) n. 207/2009 emesso in data 26 febbraio 2009 che disciplina la registrazione sul marchio comunitario («RMC») alla luce, anche, dell’interpretazione ermeneutica offerta dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
“Non posso che esprimere soddisfazione- dice l’avv. Adriano Barba- per il risultato ottenuto, che consentirà alla società Tatano di potersi inserire con maggiore autorevolezza nel mercato Europeo sul quale già da diversi anni opera con brillanti risultati.
Particolare ringraziamento va al collega Avv. Vincenzo Sicorello e al consulente tecnico Dr. Antonio Rizzuto per la preziosa collaborazione nel raggiungimento di questo risultato”.
Il Parlamentare Regionale di Diventerà Bellissima, l’On. Alessandro Aricó, ha presentato un disegno di legge per la distribuzione delle sale da gioco e scommesse in Sicilia. Il ddl tutela le sale già esistenti ed obbliga i Comuni ad adeguare i regolamenti esistenti. In merito interviene l’avvocato Adriano Barba, delegato della Sicilia per l’associazione As.Tro.
“Non possiamo che salutare con favore il Disegno di legge a firma del deputato Aricò, che tende a contrastare fenomeni legati al disturbo da gioco e, nello stesso tempo, a garantire livelli occupazionali attuali in una Regione con il più alto tasso di disoccupazione giovanile d’Europa”.
“La mancata retroattività delle disposizioni e la possibilità di trasferire il diritto acquisito rappresenta un’importante novità rispetto al panorama nazionale ed in grado di garantire l’esistenza stessa delle aziende del gioco legale, messa a repentaglio dalle normative di altre regioni. L’effetto espulsivo – continua il delegato di As.Tro – se non proibizionistico di alcune regioni, infatti, non ha sortito altro effetto se non quello di creare nuovi disoccupati, distruggere aziende sane con conseguente perdita di gettito erariale importante.
L’augurio, dunque, è che il Ddl in discussione all’Ars Sicilia possa essere preso a modello e da questo si muova per superare l’annoso problema dei territori. In prossimità del nuovo bando, infatti, è assolutamente importante creare le condizioni perché si possa continuare ad investire in questo comparto del gioco pubblico. Non meno importanti appaiono le norme tese a responsabilizzare gli esercenti, per mezzo di appositi corsi di formazione tesi a prevenire forme di gioco patologico promuovendo così la cultura del gioco legale e la tutela della salute dei giocatori, senza pregiudizi sul settore e gli operatori, ma affrontando insieme i casi di ludopatia che si dovessero riscontrare negli esercizi pubblici.
Come associazione di categoria riteniamo che la formazione sia assolutamente necessaria e per queste ragioni abbiamo, da tempo, avviato diversi corsi con le forze dell’ordine al fine di prevenire offerte di gioco illegali che rappresentano la vera iattura per le aziende che operano nel comparto del gioco legale. Tutelare quest’ultime, promuovere misure di contrasto al gioco patologico, introdurre distanziometri per i nuovi locali e fasce orarie tese ad impedire il diffondersi del gioco nelle ore notturne credo rappresenti un modello da esportare nel resto delle regioni alimentando un costruttivo dibattito che tenga conto, anche, delle istanze degli operatori già vessati da una normativa ed una tassazione senza eguali al mondo”, conclude l’Avv. Barba.
https://www.jamma.tv/associazioni/sicilia-barba-astro-giochi-bene-ddl-arico-contro-retroattivita-e-che-permette-di-trasferire-il-diritto-acquisito-sia-da-esempio-per-altre-regioni-187431
“As.Tro ha presentato documentazione volta a dimostrare l’inefficacia dei provvedimenti restrittivi contro il Gap, generalmente focalizzati solo sugli apparecchi da gioco. Limiti orari e distanziometro non sono utili per la prevenzione ed il contrasto della dipendenza”.
Lo precisa l’avvocato Adriano Barba, consigliere dell’associazione As.tro, dopo l'incontro con l’amministrazione del Comune di Guidonia Montecelio a proposito del nuovo regolamento sui giochi della città in provincia di Roma.
“Oltretutto, è controproducente tutelare i consumatori solo da una tipologia di giochi. Limitare un solo prodotto non serve a nulla e soprattutto questo aspetto abbiamo voluto portare all’attenzione dell’amministrazione comunale, che ha ricevuto con interesse i documenti associativi prodotti, per il tramite di Fabio Cinti. Per questo motivo, siamo fiduciosi che gli stessi verranno valutaticon attenzione dal sindaco, prima dell’emanazione di una eventuale ordinanza restrittiva”, conclude Barba.
Gli avvocati della famiglia della 76enne di Favara: "Invitiamo tutta la cittadinanza a rimanere a casa ed evitare qualsiasi spostamento se non estremamente necessario"
La 76 enne risultava positiva al Covid-19 "ha rispettato con attenzione le restrizioni rimanendo a casa" e anche "i familiari hanno osservato con estremo scrupolo le misure restrittive imposte dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri".
Lo hanno scritto, cercando di fare chiarezza e di interrompere "l'avviata gogna mediatica di cui i familiari sono destinatari a mezzo web e con audio virali", gli avvocati Danjela Xhaxho e Adriano Barba.
"Pur nella comprensiva preoccupazione generale della comunità di Favara, i familiari della signora risultata positiva al Covid-19 - hanno scritto i legali - ci tengono ad informare i loro concittadini ed amici che la stessa ha rispettato con attenzione le restrizioni rimanendo a casa e che i medesimi familiari hanno osservato con estremo scrupolo le misure restrittive imposte. Per queste ragioni sono i primi a dirsi basiti - spiegano gli avvocati - circa la positività del tampone, posto che la signora era ed è asintomatica. Nel rispetto delle procedure sanitarie, dunque, i familiari della signora continuano a rimanere a casa collaborando con l’autorità sanitaria, con la tenenza dei carabinieri e l’amministrazione comunale nel superiore interesse della salute pubblica per tutte le iniziative che si dovessero rendere necessarie osservando rigorosamente il protocollo che verrà loro disposto".
"Tuttavia, preso atto delle virali informazioni diffuse con ogni mezzo ed assolutamente infondate circa contatti diretti con parenti provenienti dalle zone rosse e dei commenti diffamatori ed ingiuriosi a corredo delle stesse, la famiglia si riserva - hanno spiegato gli avvocati Danjela Xhaxho e Adriano Barbadi - di adire la competente autorità giudiziaria nei confronti di quanti se ne dovessero rendere responsabili così come verrà perseguita legalmente la divulgazioni di foto private. Tenuto conto delle modalità di contagio che ha colpito la signora, appare evidente come questo maledetto virus possa raggiungere chiunque. Tale dinamica induce i familiari della donna, con maggiore forza, - concludono gli avvocati - ad invitare tutta la cittadinanza a rimanere fermamente a casa ed evitare qualsiasi spostamento se non estremamente necessario. Non è con il chiacchiericcio e le diffamazioni a persone già provate dal dramma del virus che si vince questa battaglia ma rispettando scrupolosamente le restrizioni imposte".
Nel nostro viaggio a Enada Rimini, la fiera che ha riunito la scorsa settimana il mondo del gioco pubblico italiano e non solo, abbiamo incontrato una realtà legata al mondo degli apparecchi da gioco che sta facendo dell’unione e dell’aggregazione uno strumento di forza per superare la difficile fase di mercato.
Si tratta di Rete Gioco Italia, la srl che nasce dal conferimento di rami di aziende legate al mercato delle Awp con l’intento di riunire diverse realtà aziendali in un’unica impresa per affrontare tutte quelle contingenze del momento che sono completamente avverse al settore. “Pensiamo oggi alla riduzione del numero di slot machine ma anche ad altri ostacoli che sono derivati ad esempio dalla legge di stabilità 2015, ai distanziometri locali o ai limiti orari. Operiamo a livello nazionale con sette filiali tra cui anche una in Piemonte dove il tema dei distanziometri è particolarmente attuale – afferma a PressGiochi Adriano Barba, amministratore delegato di Rete Gioco Italia.“I limiti imposti dagli enti locali fanno si che il mercato vada verso una maggior concentrazione e solo attraverso l’unione le piccole aziende possono superare nel migliore dei modi questo momento. La logica di Rete Gioco Italia è appunto quella di creare una rete di società unite sotto un’unica entità, una srl che riunisce aziende che hanno conferito il proprio ramo di azienda a RGI con l’intento di aggredire il mercato in un momento in cui esso è in balia di se stesso e regna l’incertezza allo stato puro.
In questa difficile fase abbiamo cercato di fare dell’aggregazione un motivo di forza e un valore aggiunto: affrontare questo momento insieme fa si che alcune difficoltà si possano superare serenamente e si possa gestire una riduzione come questa con una logica diversa rispetto a come si sarebbe gestita rimanendo soli.
Mettere insieme tante esperienze e conoscenze fa si che RGI sia protagonista nel mercato nonostante il momento difficile.
Dalle istituzione – conclude Barba – ci aspettiamo, come prima cosa, più certezze. Le aziende hanno bisogno di garanzie per investire nel futuro, quindi in questo momento storico per il gestore l’unione fa veramente la forza”.
QUARTO GRADO, AVV. BARBA: NON E' LA CITTA' DI FAVARA QUELLA CHE HA RAPPRESENTATO.
Sono centinaia i post di sfogo affidati a Facebook da altrettanti cittadini favaresi che hanno provato sdegno e rabbia nel vedere il servizio di Quarto Grado, nota trasmissione televisiva di rete 4, che segue il caso della scomparsa Gessica Lattuca.
Di seguito, pubblichiamo integralmente, la lettera inviata dall’ Avvocato Adriano Barba alla giornalista Valentina Fabris.
“Premetto che non è mia intenzione rubarle tempo nel fine settimana, ma ho avvertito forte la necessità di rivolgermi proprio a lei utilizzando questo straordinario mezzo di comunicazione per raggiungerla, peraltro da lei stessa consentito. Certo non sarà efficace quanto un canale televisivo nazionale e non potrò raggiungere milioni di telespettatori ma, sinceramente, non me me frega niente. A me interessa solo che a leggerlo sia principalmente lei, così come ho fatto io nel seguire il suo servizio di ieri su quarto grado.
Quanto le riporto l’ho già reso pubblico nel mio profilo ma sarebbe assurdo non inviarne il contenuto alla destinataria della stessa. Bene. Fatta questa premessa giungo repentinamente al nocciolo della vicenda.
Chi scrive è un giovane che, dopo anni di studi a Roma e qualche esperienza formativa in giro per l’Europa, è tornato a vivere a Favara con una naturale voglia di riscattare una città gravemente vilipesa dal malaffare e dalle relative cronache nere. Questa condivisa voglia di riscatto ha coinvolto principalmente giovani, imprenditori e professionisti che, con proprie risorse, hanno rigenerato interi centri lasciati abbandonati da quanti, magari, sono dovuti emigrare in questi ultimi decenni per non rimanere divorati dalla disoccupazione dilagante. Tra la Favara che lei ha omesso di raccontare, ad essmpio, c’è quella della Farm Cultural Park: centro culturale nato proprio dalle macerie da voi riprese ed oggi trasformato in un polo di attrazione nazionale e d’interesse europeo per l’arte contemporanea all’interno del quale risiede la prima scuola nazionale di architettura per bambini. Gli interventi di rigenerazione urbana sotto l’impulso della Farm sono innumerevoli. Chi scrive, invero, proprio nell’atto in cui stava uscendo da una palazzina del centro storico sulla quale, insieme ad un amico, sta cercando di riportare alla dignità un pezzo di storia urbana del paese, è stato raggiunto da un link su whatsapp con la pagina del servizio accompagnato da un messaggio: “mi cadono le braccia”. Già, cadono proprio le braccia nel vedere quel servizio a quanti hanno cercato di dare vita ad un vortice virtuoso e pieno di entusiasmo che, a fatica e contro i pregiudizi (compresi quelli mediatici), continua a macinare risultati importanti per tutta la comunità favarese; la stessa che ha dato i natali ad uno dei Padri della nostra Costituzione (Ambrosini); autorevole giurista che ha partecipato personalmente alla stesura dell’art. 21 della stessa Carta dedicato alla libertà di stampa ed alla libertà di espressione ed opinione. Un diritto costituzionale che, dalla lettura che la giurisprudenza ne ha reso, incontra i limiti di verità, continenza e pertinenza. Un diritto, quello di cronaca, che non può essere garantito in maniera indiscriminata e assoluta ma sul quale la Cassazione ha posto dei limiti al fine di poter contemperare tale diritto con quelli dell’onore e della dignità, proteggendo ciascuno da aggressioni morali ingiustificate. Ora, senza dilungarmi troppo, è proprio questo quello che manca nel suo intervento (sgradevole ed ingiusto) sulla città di Favara: la verità. Invero non mi stupisce che ciò accada, anzi. La cronaca ci ha insegnato che spesso i giornalisti dimenticano il potentissimo mezzo che utilizzano e, pur di creare e montare un servizio in grado di suscitare interesse, cercano di ricostruire una storia senza curarsi troppo della sensibilità delle persone o, peggio, della dignità di un intera comunità. Ecco quello che ha racccontato lei è solo una storia ma non è LA storia di Favara. Non è LA città di favara quella che ha rappresentato ma UNA Favara, la più brutta.
Nel servizio si parla solo di degrado, giro di prostituzione dilagante sotto gli occhi di gente omertosa. Ma non è così. Non è questa la Favara nella quale sono nato e vivo. Lo è nella misura in cui la stessa rappresenta una esigua minoranza e non la stragrande maggioranza dei cittadini di Favara. Ma vi è di più. Nel servizio viene artatamente utilizzato un sito di incontri nazionale nel quale sono presenti tutte le città italiane e sul quale si sono lette, nel servizio stesso, zone di Agrigento dal quale sono state utilizzate le inserzioni di ragazze mandate in onda. Una realtà, dunque, alterata e viziata da un solo intento: far passare Favara come un centro a luci rosse degno dei peggiori quartieri del Managua. Avete utilizzato inserzioni di ragazze (di fuori Favara) prese da un sito d’incontri su scala nazionale per colpire l’immagine della città costruendoci sopra una storia: la vostra storia. Una storia che ha gettato nello sconforto quanti giornalmente combattono per una Favara migliore, il più delle volte riuscendoci. Per farlo siete partiti addirittura da Catania, come se a Roma, Milano, Torino e Vicenza non vi fossero prostitute per strada o rinvenibili nello stesso sito d’incontri da voi utilizzato. Tutto questo, ancora, non è neppure utile nella ricerca di Gessica, la cui scomparsa ha mandato nello sconforto l’intera comunità di Favara e sulla quale proprio in questi giorni si è aperto un confronto sul ruolo di privati ed istituzioni nel garantire forme di assistenza sociale a ragazze disagiate divenute mamme forse troppo presto. Un interrogativo che ha scosso le coscienze di tutti perché non si demandi solo e sempre alle istituzioni il compito di aiutare le ragazze che necessità di essere solo aiutate, ma tale sia l’impegno che deve coinvolgere tutti. Ecco, forse un servizio sul ruolo delle istituzioni e delle associazioni per prevenire forme di perdizione di ragazze nelle periferie della città (siano esse italiane che straniere) sarebbe risultato più utile ed avrebbe magari offerto un contribuito importante nel dibattio apertosi a Favara su come e su chi può e deve intervenire nel dare una mano a chi è rimasto indietro senza distinzioni tra ragazze favaresi o immigrate posto che, proprio rispetto a quest’ultime, la Città di Favara ha offerto contributi generosissimi in termini di accoglienza; così come fatto da tutti i paesini siciliani travolti dalle ormai note ondate migratorie provenienti dalla costa. Un fenomeno sociale complesso, dunque, quello che ha interessato Favara e la scomparsa di Gessica e tale da interessare cittadini, associazioni, istituzioni e mondo ecclesiastico; tutti accomunati da una sola speranza nel cuore: riportare Gessica all’affetto dei figli garantendo loro forme di aiuto degne di un Paese membro dell’Unione Europea. Non so come andrà a finire questa speranza, al momento so solo che grazie ai vostri potenti mezzi mediatici l’immagine di Favara tutta ne esce, infiustamente e gratuitamente, a frantumi.
La ringrazio anticipatamente se avrà avuto la bontà di leggere questo mio sfogo e la invito a venire a visitare le bellezze di Favara, anche senza doverle raccontare a rettifica del servizio sbagliato andato in onda. Del resto, Favara, così come il mondo, si cambia a piccoli passi.
Cordialità.
Adriano Barba.”